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Corsica in Vespa e tenda - diario di bordo


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19 minuti fa, Dany86 ha scritto:

La domanda è, ma poi hai fatto benzina di nuovo se smagriva ancora? 🤣

No la benzina c’era! So solo che sopra una certa quota al minimo si smagrisce. È sempre stata giusta al minimo ma sul livello del mare, l’ho carburata apposta così. Peró non mi aspettavo sto effetto con la bassa pressione atmosferica dell’altitudine! C’è anche da dire che fa molto più fresco eh.. Peró a 1/4 è sempre grassetta quindi mi regolo di conseguenza 

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Giorno 9

Ho puntato la sveglia alle 6.00 ma l’ho spenta prima che suonasse visto che alle 5.00 ho già gli occhi aperti. Sono fresco e riposato. Ma so che non ho tempo da perdere. Ieri Fabio, un toscano che lavora al bar, mi ha confermato che è inutile passare su questo tratto di costa perché vedrei solo cemento e strade dritte. Punto il navigatore verso Corte passando per strade montane, il percorso richiede 2 ore più sosta miscela e supermercato perché sto terminando qualche importante gadget come carta igienica e salviette 1001 usi. Ci vuole un’oretta per richiudere e sistemare i miei averi sulla vespa. E non ho troppo tempo da perdere visto che l’app del clima mi informa che a Corte a mezzogiorno pioverà, e ci vuole un’altra ora a preparare il rifugio. Tuttavia sono abbastanza messo bene a tempistiche quindi mi concedo un caffè al bar. Un ragazzotto che mi somiglia vagamente mi chiede del tabacco, glie lo cedo volentieri e scambio quattro chiacchiere in inglese. Riesco a spiegargli come preparo la Vespa, dove sono stato, e che ieri un amico ha avuto un inconveniente con la moto BMW in viaggio e non può ripararla su strada, io invece con 4 attrezzi potrei quasi aprire il motore. I vantaggi dell’assenza di elettronica. Mi stupisco di come il mio inglese stia diventato sempre più preciso e fluente, e mi rendo conto di quanto sia fortunato ad essere sempre stato avvezzo a questa lingua nonostante a scuola non l’avessi studiata gran che. Fosse stato il contrario forse sarei ancora in gabbia sul traghetto.

La strada verso Corte è un 50/50. 50km di rettilinei e curvoni che neanche serve piegare, 50km di montagna. Oggi il clima è un 50/50, 50% nuvoloso, 50% soleggiato. Ne caldo ne freddo, da felpa ma non troppo. Tutto sommato si sta bene anche nella noia dei rettifili. Ne approfitto per cambiare postura e sedermi nel posto passeggero con i talloni sui poggiapiedi posteriori. La mano sinistra si riposa appoggiata al ginocchio. Sembro il pensatore di bronzo di Auguste Rodin, ma sopra la Vespa. Mi interrogo su grandi questioni dell’umanitá, chi siamo, da dove veniamo, ma soprattutto, perché in altitudine smagrisce di minima. Nelle curve che iniziano ad essere in salita il traffico va lentissimo, con attenzione sfilo le auto scoprendo che in cima alla coda c’è una Panda targata italiana. Lo supero a piena manetta in terza e anche abbastanza vicino per fargli capire che io, a differenza sua, non mi faccio mica prendere per il culo dai francesi. Giungo a Corte, ex capitale corsa, ma non ho troppo tempo per crogiolarmi, tra una cosa e l’altra si è fatta una certa, non che non sia in orario, ma tra un paio d’ore inizierà a piovere. Prendo i punti di riferimento quali supermercato e benzinaio e mi fiondo al camping.

Arrivo al luogo prescelto che si chiama Peridundello, che ti fa anche ridere se ci canti la canzone “ma che bel castello”. È spartano ed essenziale ma vicino a un bel fiume balneabile. Promette docce bollenti che non è per nulla scontato in campeggio. Anche economico, pago subito gli 8€ necessari al mio alloggio. Una signora tedesca si affaccia dalla siepe e mi viene incontro guardando il PX, mi dice che anche suo marito ce l’ha e ci si è girato la Spagna, ed ha riconosciuto il rumore al mio arrivo. Questo mi fa immenso piacere. La stessa tizia mi conferma che questo camping è una favola, a 19€ posso anche cenare con menu tipico corso, che varia di giorno in giorno in base a quello che possono reperire. Prenoto subito il posto per cena visto che è praticamente casa del proprietario e non c’è molta capienza. Scelgo la piazzola a mio piacimento e piazzo tenda e tettoia, sta volta sono talmente preparato che mi ci ricavo anche un garage per il mio fido PX. Se lo merita. Ora il cielo ha il mio permesso di piovere.

Ma il tempo regge ancora, così decido di tornare al supermercato che dista 15km di curve che farei volentieri. Un vichingo 2 metri x 3 con una lunga barba rossa sta lavando le stoviglie e guardando intensamente il mio PX, quando ci salto in sella si accorge che lo sto osservando e distoglie velocemente lo sguardo, facendo finta di niente. Qui sopra mi sento più grosso di lui. Corro a Corte a comprare il pranzo e fare rifornimento. Sto finendo la carta igienica ma qui vendono solo pacchi a misura di vichingo che non riesco a trasportare in Vespa. Così sono costretto a rubare un rotolo dal bagno dei disabili, perché quello dei normodotati era quasi finito. Che Iddio mi perdoni.

Torno e mi gusto con calma una pasta fredda sotto un albero. Si alza il vento e la mia tettoia diventa una vela, mi soccorre la Vespa tenendola con il parafango anteriore e un elastico. Resto in attesa per vedere che tutto sia stabile e funzioni.

E funziona, il cielo si apre leggermente così mi dirigo al fiume che dista 15 minuti a piedi, attraversando un bosco su un sentiero. Mi faccio guidare dal rumore dell’acqua che sento sempre più vicino, dei simboli antropomorfi mi indicano la via, ci sono impronte umane a terra e anche un carrello appendice parcheggiato. Mi pento di non aver fatto scout. Nel frattempo penso che sarebbe molto probabile vedere spuntare un cinghiale, quindi percorro le ultime centinaia di metri pensando a come potrei proteggermi disponendo di un asciugamano, che proprio male non è. Giungo al fiume, tra le rocce stratificate erose da vento e acqua e degli enormi massi. Sullo sfondo la montagna e il cielo a volte nuvoloso a volte soleggiato. Camminare a piedi nudi su queste rocce mi appacifica immensamente. Penso come siamo diventati teneri, con le scarpette sempre indosso e le manine senza calli, magari con le unghiette pure curate, noi che non siamo altro che scimmie spelacchiate. Siamo patetici. Di fronte, una cascatella è il posto che fa per me. La forza dell’acqua genera una specie di idromassaggio, mi ci immergo fino alla vita e quasi mi porta via. Che enorme energia. Penso che siamo riusciti a rubare tutto questo e portarlo dentro un edificio quadrato. E paghiamo pure. Siamo spa-tetici. Mi viene in mente una canzone di Brunori Sas che dice “secondo me ci siamo troppo imborghesiti, abbiamo perso il desiderio di sporcarci un po’ i vestiti”. Come dargli torto.

Al mio ritorno mi aspetta una fantastica doccia calda, e la cena tipica corsa. Il cameriere è un tipetto di mezza età dal volto molto sereno, mi dedica particolare attenzione e scambia quattro chiacchiere con me, visto che sono l’unico da solo. Mi sento coccolato.

Dopo cena sono fresco come una rosa e c’è la luna piena, vedo che il PX ha voglia di ululare tra le curve dell’interno. Decido quindi di andare a fare un giro nel paese vicino per una birra. Si viaggia particolarmente bene e allora con il brivido della notte illuminata dal fanalone del PX mi allungo fino a Corte. La città vecchia è molto caratteristica con le luci color ambra a darle un tono medioevale, ma poco animata. Qui si mangia e basta, ci sono per lo più ristoranti. Prendo una IPA al bar e me la porto con me, aspetto di gustarla comodamente in solitaria nel mio accampamento. Al ritorno la luna piena illumina i costoni delle montagne adiacenti, i paesini arroccati sembrano un gigantesco presepe. Si viaggia bene con i 18° di sta notte e do gas divertendomi e facendo sgranchire le gambe al Piixone.

Mi rilasso quindi al chiaro di luna. Penso che sto bene in compagnia di me stesso.

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Non avrai studiato molto l'inglese, ma ti faccio i complimenti per l'italiano! È un piacere leggerti, e vedere finalmente che esistono ancora persone che conoscono la punteggiatura e la grammatica, e riescono a dare il giusto senso ai discorsi. 

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Giorno 10

Mi sveglio riposatissimo, la nottata è stata piacevolmente fresca e ho dovuto utilizzare il sacco a pelo. Con la mia solita lentezza mattutina di quando un posto mi piace, inizio a preparare gli zaini per la partenza, nel frattempo tengo d’occhio il meteo, mi dice che oggi posso stare tranquillo. Nel mio programma di percorso c’è stato un salto di tappa quindi devo decidere dove andare. Un punto cruciale della Corsica che io non avrei potuto vedere per questioni geografiche di traghetti è il deserto delle Agriate. Ed è li che sono diretto. Saluto i miei vicini di campeggio e gestori e mi incammino. Punto il navigatore su strade secondarie ma più tortuose, come mio solito, segnando un paesino che si chiama Belgodere, perché penso che lì si stia bene.

Procedo con passo insolitamente lento, non supero nessuno, a fatica tocco i 60km/h, perché oggi si sta divinamente. Nel frattempo sono avvolto dai miei pensieri perché ieri un amico ha grippato il suo Pinasco, ma guarda un po’, e rifletto su quale sia il miglior gruppo termico per la sua configurazione. Di nuovo Spar e miscela. C’è una bella tipa alta mora che armeggia con la pistola per gonfiare le gomme del suo chopper custom. La vedo un po’ in difficoltà e potrei aiutarla, magari ha forato. E io ho un kit riparazione gomme. Mi farebbe molto piacere tirarlo fuori con lei. Il kit intendo. Le passo a fianco ma vedo che le gomme non sono forate, così mi tocca andarmene. E non ti puoi neanche fermare altrimenti fai la figura di quello che ti aiuta solo perché sei bella e donna. Allora meglio lasciare la bella donna in panne con i suoi problemi? Non ci si capisce più nulla.

Procedo. Prendo una deviazione dalla strada principale che mi fa passare per una zona dove sembra che io sia l’unico essere vivente. O quasi. Il pericolo qui viene dalle mucche che spesso incontro e anche dai loro escrementi a terra. Sarebbe un incidente di merda. Stanno proprio in mezzo alla strada e vorrei approfittare per fare qualche foto carina ma non so come si relazionano con le Vespe. Mi avvicino lentamente ma hanno paura e scappano, meglio così alla fin fine, non mi sento in pericolo. Voltando una curva qualcosa sul costone della montagna di roccia e cespugli cattura la mia attenzione. È una macchina ribaltata completamente distrutta, la ruggine sta già facendo il suo corso. Deve essere qui da molto tempo, e mi stupisco che nessuno la sia venuta a togliere. Mi fa un profondo effetto, io che sono meccanico non riesco neanche a riconoscere che modello sia. Rimango in rispettoso silenzio qualche minuto a guardarla, perché da un incidente così non ne esci vivo. Mi fa riflettere su quanto sia fugace la vita, basta un attimo di distrazione e sei fuori dai giochi. Mi ripeto che su strada non si possono fare cazzate.

Proseguendo per la via mi ritrovo su una cima dove la vista è a 360°. Alle mie spalle il monte Cinto e davanti il deserto delle Agriate, riesco anche a vedere la spiaggia e il mare celeste chiaro sulle rive di Saint Florian. Decido quindi di sfoderare la mia sedia magica e mi gusto, si fa per dire, un riso freddo inscatolato, ma per come sono fatto io, basta che mi riempia lo stomaco.

Poco dopo sono a Belgodere e, come immaginavo, si sta proprio bene. È un tipico paesino corso, con le bandiere patriottiche, le case di roccia e un pittoresco bar con mille cose appese sventolanti attorno al quale si snoda la vita, e poco più in là quattro anziani giocano a carte. È perfetto per una birretta relax.

Mi riattivo poco dopo continuando il mio percorso. Ho scelto un camping che si trova in mezzo al deserto, così domani ho libertà di muovermi. Le recensioni dicono spartano ed economico, e penso che sia perfetto per me. Il deserto non è come ce lo si immagina, di sabbia a perdita d’occhio, quello corso è di cespugli, ma comunque arido e secco. Noto subito che le auto presenti sono tutte fuoristrada e neanche standard. Vedo che va di moda proporre gite nel deserto o “navette 4x4” per il mare, che è raggiungibile solo da strade sterrate. Il mio libro guida mi aveva avvisato, solo 4x4 o montain bike, quindi io con il PX ci vado tranquillamente. Il tizio, al quale pago subito i 10€ che gli devo, mi dice di accomodarmi laggiù, dopo le auto parcheggiate. Neanche morto. Chiedo se posso stare vicino almeno a un paio di alberi, e con il suo permesso, installo casa mia. Eccezione fatta per il telo in quanto qui c’è troppo vento e rischiamo di fare la fine di un’enorme aquilone a miscela. Ricontrollo il meteo che mi dice che potrei prendere qualche goccia d’acqua alle 9.00 ma poi fino alle 18.00 posso stare tranquillo.

Devo trovare qualcosa da mangiare e mi dirigo a Saint Florian dove posso fare anche benzina. Qui la strada sembra venir presa per una pista a cielo aperto, i rumori della natura sono limitatori e ritorni di fiamma di auto e moto. Il Porto è un caos immane. Il distributore sembra una pit line superbike. Moto fantasmagoriche e desmodromiche parcheggiate in fila, piloti che chiacchierano con tute integrali indosso, e io, con il Piixone che faccio le solite pozioni magiche con l’olio. Non mi sento da meno. Orde di turisti che si stanno ritirando dalla spiaggia sono come mosche sul miele per il piccolo Spar, ci si move a fatica tra gli scaffali. Arraffo un altro riso freddo e mi sbrigo ad alzare i tacchi. Mentre ripercorro le curve in salita mi faccio un po’ prendere la mano e do gas a 4 mani dove posso, con sempre il mio solito margine di sicurezza. Allora mi viene un’idea abbastanza idiota. Sarebbe carino avere una ripresa di qualche curva ma non so come fissare il cellulare in modo che si veda, anzi no, un modo lo trovo, pena… un po’ di ceretta. Estraggo il nastro dal mio astuccio attrezzi e mi lego il telefono allo stinco con 4 giri di nastro, ma prima faccio play. Parto tutto contento e quando il sangue comincia a non passare più mi fermo per controllare il mio operato. Ceretta, ahi. Il video è di 20 secondi. Che idiota. Sulla pelle della gamba è come se schiacciassi lo schermo con le dita. Riprovo, ma sta volta interpongo un sacchetto di tabacco che avevo nuovo con me. Funziona. Procedo elettrizzato fino al campeggio. Ceretta, ahi. Il video c’è ma fa schifo, sembro un cinquantino guidato da un nonnetto. Elimino subito. Mi sento un idiota due volte, ma almeno c’ho provato.

Quasi ora di cena e mi rendo conto che sono di nuovo sul versante corso che fa tramontare il sole sul mare. Con un attimo di euforia penso che sarebbe bello tornare al porto ma un piccolo check delle mie spie accese mi dice che ho mal di testa e sono un bel po’ stanco. Mi accontento quindi di veder tramontare il sole tra le colline del deserto, che proprio male non è. Alle 9.00 sono già in tenda.

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Mi fermo qui con i racconti. I primi giorni sono stati all’insegna dell’avventura, gli ultimi all’insegna delle amicizie. Esperienza meravigliosa.

Da qui in poi sarà solo strada verso casa, dormendo a Siena questa notte, in un B&B per comodità.

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14 minuti fa, enrico83 ha scritto:

È  stato un piacere seguirti in quest'avventura meravigliosamente descritta. Se passi per il Veneto magari ci si vede. Buona strada 

Per forza passeró per il Veneto a trovare gli amici camperisti e amici del forum! Dobbiamo riempire di scritte la carrozzeria!!!

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Leggendoti mi sembra di rivivere la mia esperienza ben 21 anni fa con la p200e in jugoslavia, non dico che mi scende la lacrimuccia ma quasi.

Io ho preso il treno un po' tardi e di conseguenza ho potuto fare poco poco ... ma l'importante è concentrarsi sulla qualità piuttosto che la quantità.

Quando faccio i miei giretti da solo adesso non passo la giornata e i 3/400km, ma sono in moto e comunque per me cambia poco... incontro spesso qualche bella persona, due cazzate si sparano sempre... c'è da dire che in giornata non posso sicuramente ritornare in jugoslavia o andare in corsica... ma mi accontento, e di conseguenza godo!

In bocca al lupo per i tuoi prossimi viaggi!

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