Turbo99 Posted April 19, 2022 Share Posted April 19, 2022 ERA DECISAMENTE QUALCOSA DI PIÙ DI UN SEMPLICE CICLOMOTORE. LA PROPOSTA DELLA CASA DI ARCORE VANTAVA NUMEROSI PARTICOLARI DI DERIVAZIONE MOTOCICLISTICA. Era il 1990 e l'epoca dei classici "tuboni" si avviava verso la res nei confronti della nuova avanzata sul fronte 50cc rappresentata dagli scooter.I tempi però non erano ancora maturi per le ruote piccole nel segmento dei "commuter" destinati ai giovanissimi e il "cinquantino" sportivo (sia esso Enduro o Race replica) agitava, e di molto, i sogni di tanti 14enni del periodo.Gilera, a cui certo non mancava il coraggio nel battere strade inedite, propose quella che fu una via di mezzo tra i classici e apprezzati tuboni e il ciclomotore sportivo. TRA MOTO E TUBONI Al Motor Show, edizione 1990, la Casa di Arcore presenta il Bullit 50, progetto unico e difficilmente paragonabile ad altri "cinquantini". Il Bullit così a prima vista appariva strutturato come un qualsiasi "tubone" sportivo, ma bastava una fugace occhiata per non notare una serie di soluzioni tecniche inedite su ciclomotori di questa categoria intermedia. Il telaio, di pregevole fattura, si ispirava a quelli delle moto sportive di maggior cilindrata dato che era formato da due travi laterali che congiungevano direttamente il cannotto con il fulcro del forcellone, anche il forcellone monobraccio riportava tecnologie avanzate su di un ciclomotore di largo impiego come il Bullit. Anche la veste estetica era stata particolarmente curata con soluzioni estetiche e grafiche direttamente derivate dalla SP-01, che mescolandosi ad alcuni particolari di estrazione fuoristradistica davano vita ad un ciclomotore interessantissimo ed estremamente versatile. I CINQUANTINI: PICCOLI SOGNI PER SENTIRSI GRANDI (E "SOCIAL" NEGLI ANNI '90) Gilera Bullit 50: com'era fatto Un tubone, una sportiva oppure un fuoristrada? Sicuramente erano in molti a porsi questa domanda, fatto sta che il Bullit creava attorno a sé quella curiosità e quell'interesse che "catturava" il ragazzo che voleva distinguersi. Il Gilera Bullit colpiva soprattutto per il bel telaio lucidato e per le plastiche sagomate con criteri differenti, infatti appena sotto al cannotto di sterzo partivano due ampie alette convogliatrici, di stampo fuoristradistico, che indirizzavano il flusso d'aria sul radiatore. Il fanale anteriore era incorniciato da un cupolino di generose dimensioni che conferivano ulteriore grinta al Bullit, le fiancate laterali identiche a quelle che equipaggiavano la velocissima SP 01 erano composte da un unico pezzo di carrozzeria come su tutte le moto da velocità che si rispettano. Anche i cerchi in lega riprendevano il mondo delle corse: avevano cinque razze e nel posteriore assumevano un profilo concavo per lasciare spazio al forcellone monobraccio, infine, da citare il silenziatore di scarico in alluminio che faceva invidia a molte 125. Il Bullit era anche accessoriato di tutto punto, con l'interruttore dello stop su entrambi i freni, la sella ribaltabile per dare la possibilità all'utente di appoggiare il casco in tutta tranquillità perché protetto da un cavetto di acciaio bloccato con la serrature della sella e soprattutto la strumentazione incassata nel cupolino completa di tachimetro contachilometri, contagiri ed una serie di spie: folle, indicatori di direzione, olio e luci. PEZZO FORTE Il telaio di concezione veramente innovativa trattandosi di un ciclomotore era costituito da due travi laterali inscatolate che congiungevano direttamente il cannotto di sterzo con il fulcro del forcellone, inoltre due culle inferiori di minor sezione sorreggevano il propulsore ed anche posteriormente notavamo un vero e proprio telaietto reggisella. Il forcellone monobraccio, costruito in acciaio scatolato, era coadiuvato da un monoammortizzatore a gas che consentiva un'escursione di 90 mm. Anteriormente trovavamo una forcella teleidraulica con steli da 30 mm che garantiva un'escursione di 120 mm. L'impianto frenante è di tipo misto e si basa su di un disco anteriore da ben 240 mm, mentre posteriormente c'era un semplice tamburo monocamma da 140 mm. Il proulsore era totalmente nuovo e venne costruito per poter essere impiegato in numerose varianti che differivano a seconda dei modelli: i tecnici Gilera avevano adottato tecniche e materiali fino ad allora riservati al settore motociclistico creando un propulsore compatto e con il peso di 14,5 kg. Si tratta di un monocilindrico a due tempi raffreddato a liquido, con cilindro in lega leggera e canna trattata al Gilnisil che vantava ben sei luci di travaso e tre di scarico. L'alimentazione avveniva tramite un carburatore Dell'Orto 14/12 con ammissione direttamente nel carter regolata da lamelle. Il cambio era chiaramente a tre rapporti e la frizione era a dischi multipli in bagno d'olio. Gilera Bullit 50: come andava Il Bullit non aveva certo l'aspetto di un ciclomotore, era ben dimensionato ed ergonomicamente ben studiato, infatti offriva un'abitabilità veramente generosa. Secondo il nostro giudizio l'impostazione era una delle migliori della categoria, la sella, lunga e spaziosa, era piazzata ad una giusta distanza dal manubrio e dalle pedane consentendo anche ai più lunghi di assumere una posizione di guida sufficientemente comoda e rilassante. I comandi, tutti posizionati in modo da essere localizzati immediatamente, facevano sì che il Bullit fosse un ciclomotore alla portata di tutti: intuitivo ed estremamente sicuro nella guida con un ottimo comfort di marcia ben gestito dalle sospensioni veramente equilibrate ed a prova di bomba, vantava un'ottima sensibilità anche sulle serie di buche consecutive. Dovemmo annotare alcune vibrazioni sul manubrio soprattutto quando il motore raggiungeva il massimo regime, questo non accadeva procedendo ad una velocità più bassa e meno impegnativa per il piccolo "cuore" da 50 cc del nuovo Gilera. L'estrema leggerezza e l'interasse molto contenuto, donavano al Bullit la personalità di districarsi nel traffico caotico delle grandi città con molta facilità senza impegnare il pilota. Questa dote apprezzabilissima, era però inversamente proporzionale alla stabilità che accusava qualche imperfezione nei tratti di strada veloci, con inserimenti in curva repentini. Questo "neo" era dovuto in parte all'eccessiva maneggevolezza, ma soprattutto alle coperture "made in Korea" caratterizzate da una mescola "marmorea" che limitava l'aderenza con il terreno. La frenata era estremamente sicura ed allo stesso tempo modulabile grazie all'efficentissimo impianto frenante a disco anteriore. Il Gilera Bullit era equipaggiato con un motore totalmente nuovo, progettato con criteri degni di moto di maggior cilindrata. Il propulsore del Bullit si faceva apprezzare per l'equilibrio delle prestazioni, nonostante le norme veramente limitative imposte dal codice. Il motore girava splendidamente con una tonalità di scarico degna di una 125 ed il cambio a tre rapporti non penalizzava eccessivamente l'erogazione del motore Gilera nonostante i giri calassero molto fra un rapporto e l'altro. Impressionante appunto era l'elasticità del propulsore. La frizione era un po' "ruvida" nella fase di stacco ma comunque non accennava a calare di efficacia anche dopo l'uso prolungato. Il motorino elettrico garantiva avviamenti rapidi. 5 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Iago Posted April 19, 2022 Share Posted April 19, 2022 Ho letto tutto e... Il Bullit secondo me veniva presentato da Gilera al Salone del Ciclo e Motociclo (l'antenato di Eicma) nella vecchia zona fiera a Milano (che all'epoca era abbastanza in centro città) proprio nell'anno in cui io compivo i fatidici 14 anni... Ma magari han ragione loro e invece lo han presentato a Bologna... Al salone del ciclo e motociclo in fiera campionaria ci eravamo andati anche con la scuola... C'è una cosa che non ho letto... I motivi per cui hanno venduto 1 Bullit per ogni 30 Fifty... Anche qui dalle mie parti a pochi km da Arcore... Il prezzo! Il Bullit costava come una volta e mezza un Fifty Top senza eletric starter e senza mix, roba che ai 14 enni gliene fregava un cassio... E comunque per carità, ad averli quei soldi, per il Bullit erano proprio soldi ben spesi... Ad averceli... Mi pare che le restrizioni del c.d.s. italiano avessero praticamente costretto il motore del Bullit alle 3 marce quando il cambio originale era un cambio a 5 marce... Anche il carburatore 14/12 era un tappo voluto dal codice mentre per il dimensionamento del pacco e l'ammissione del Bullit avrebbe dovuto montare un 19... Io non ho mai avuto la fortuna di usarne uno per molto tempo ma quel poco che l'ho avuto in mano mi aveva sbalordito... Sicuramente meglio del Fifty... 2 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Alberto.dm Tecnofalc Posted April 19, 2022 Share Posted April 19, 2022 Non solo il motore di questo bel Gilera fu relegato a 3 marce ma tutti i motori 50cc a marce, la restrizione iniziò dal 1988 anno di uscita della Pk 50 Rush a 3 marce (la XL di qualche anno prima era a 4) fino al? 1992 mi pare, poi tornò libera e le Pk prodotte, HP, FL, V tornarono a 4 marce...mi pare in contrapposizione a questo Bullit c'era il Fifty Evolution? Giera comunque era bella avanti e anche in altri modelli dell'epoca come la 125 CX (e le varie SP 09) anche questo Bullit pur datato ha il suo bel perchè 2 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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