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carburatore VHSH30


Adolf II
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Il Dell'Orto VHSH 30 è un carburatore a spillo nato qualche decennio fa.

Negli anni è stato sviluppato non tanto con l’obiettivo di arrivare a prestazioni sempre maggiori, ma piuttosto con l’intento di fornire ai diversi clienti un prodotto capace di adattarsi alle varie esigenze.

Questo carburatore, infatti, grazie anche alle notevoli regolazioni disponibili, rappresenta un vero e proprio compromesso tra il mondo racing e quello della produzione di serie.

Il suo antenato più recente è il VHSA, ma le vere origini possono essere ricondotte al carburatore da gara PHBE 30. 

Si trattava di un carburatore a spillo realizzato in Electron, una lega metallica di magnesio e alluminio, con valvola tonda sempre in alluminio facilmente riconoscibile per il trattamento della superficie in verde oliva e per la sua leggerezza.

Con il passare degli anni, però, un po' per moda e un po' per arrivare ad un livello di prestazioni sempre più elevato, i carburatori a spillo hanno iniziato ad essere equipaggiati con la valvola gas piatta.

Questa soluzione porta notevoli benefici tra cui: la riduzione dell’ingombro totale del carburatore e il miglioramento del coefficiente di eflusso (l’efficienza del diffusore nel consentire il passaggio dell’aria) e della rapidità di erogazione grazie ad una minore estensione del tratto Venturi. Per permettere l’inserimento della valvola del gas piatta e per garantire lo scorrimento verticale venne introdotto il semi-diffusore con una guida specifica prima sul VHSA da 30-32-34 mm e successivamente sul VHSH da 30 mm e sul VHSB (modello più grande con diffusore da 34 a 39 mm).

La valvola piatta è uno degli elementi fondamentali del carburatore poiché garantisce la corretta apertura e chiusura del condotto diffusore.

È realizzata in zama e viene sottoposta a diversi trattamenti superficiali che ne aumentano la scorrevolezza e la proteggono dagli agenti chimici. 

In particolare, la si riveste con una lega di nichel e silicio (trattamento al nicasil) e la si sottopone a un processo di teflonatura. In passato le valvole venivano trattate superficialmente con un processo di cromatura che sulla zama, però, aveva il difetto di sfogliarsi, causando dei problemi nell’apertura e chiusura della stessa.

 

 

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DELLORTO VHSH 30 è realizzato tramite la pressofusione in alluminio, una lega metallica che consente di ottenere, grazie a un’elevata fluidità e a un basso punto di fusione, oggetti di forma complessa con limiti di tolleranza molto bassi, quindi che in fase di produzione consentono scostamenti dimensionali davvero minimi rispetto al progetto.

La scelta di questo materiale, inoltre, è dettata dal fatto che questa lega si presta bene alle successive lavorazioni meccaniche e offre caratteristiche fisico-chimiche tra cui durezza, resistenza a urti e a corrosione molto elevate.

Dopo la pressofusione il grezzo viene pre lavorato e successivamente assemblato.

In questa fase viene inserita una guarnizione doppia nella parte centrale e viene inserito a pressione, grazie ad un’attrezzatura chiamata “ginocchiera”, il semidiffusore.

A questo punto, per garantire l’uniformità del profilo del diffusore e una superficie liscia, la parte anteriore (lato aspirazione) e la parte posteriore (lato motore) del Venturi vengono lavorate da un tornio CNC a controllo numerico che asporta qualche centesimo di millimetro di materiale. 

La prima lettera della sigla VHSH indica la tipologia di carburatore (a vaschetta), la seconda sta per horizontal (asse del diffusore) mentre SH identifica la famiglia del carburatore. La sigla CS definisce con la “C” l’attacco elastico lato motore e con la “S” la posizione di tutte le regolazioni del carburatore (in questo caso sono a sinistra). La targhettina montata sulla vaschetta, invece, riporta un numero che identifica il tipo di VHSH 30:
● 9303 galleggiante monoblocco
● 9304 galleggiante monoblocco lucidato
● 9305 galleggiante sdoppiato

 

Attaccato alla valvola nei carburatori a vaschetta c’è lo spillo conico che si caratterizza non solo per la forma (conica e bi-conica) ma anche per le dimensioni.

Le principali quote dimensionali che variano in uno spillo sono: il diametro del corpo spillo, la lunghezza dello spillo e il diametro della punta.

Quest’ultimo parametro può avere dimensioni molto diverse che possono variare da 0,6 mm e arrivare a quota 2,52-2,54 mm.

Ogni diversa misura, seppure si differenzi dall’altra per cifre nell’ordine dei centesimi di millimetro, influenza notevolmente il comportamento generale del carburatore. 

L’importanza dello spillo è strettamente legata al suo accoppiamento con il polverizzatore del circuito del massimo, che non deve mai scendere sotto il decimo di mm: quindi, per esempio, se hai un polverizzatore di misura 2,70 mm, lo spillo dovrà essere al massimo di misura 2,60 mm, per evitare bloccaggi in fase di scorrimento dello spillo all’interno del polverizzatore.

Proprio per questo motivo questi due elementi vengono realizzati con tolleranze millesimali. 

Per il DELLORTO VHSH 30 esistono due tipi di polverizzatore che si differenziano per la lunghezza dell'estremità lato diffusore.

Quelli con la sigla DP sono quelli più corti, nati sui motori a valvola rotante, che necessitavano di più benzina. 

Mentre quelli con la sigla DQ - più lunghi di 3 mm - sono stati sviluppati per l’utilizzo sui motori a lamelle (con pacco lamellare) e per aumentare i diametri di spillo-polverizzatore, diminuendo così la differenza di funzionamento a seguito di variazioni piccolissime nella scelta dei componenti e nel loro accoppiamento.

 

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I getti del minimo e del massimo sono realizzati in ottone, una lega rame-zinco malleabile che offre buone caratteristiche di durata, di resistenza all’usura e alla corrosione, e che, infine, tende a ossidarsi poco.

In generale l’ottone è facile da lavorare, in fase di realizzazione, però, bisogna fare i conti con dei fori di dimensioni molto piccole che vengono praticati mediante una stazione plurimandrino.

Va sottolineato che la misura del getto indicata sul getto stesso non ha nulla a che fare con la dimensione del foro praticato.

Per misurare, e quindi per stabilire la misura del getto che viene impressa sul getto stesso sotto forma di numero, si usa infatti una scala solex, un valore che non indica la dimensione effettiva e netta del foro, ma la portata che il getto garantisce. 

Dopo una prima fase di pulizia sgrassatura del pezzo grezzo, questo viene soffiato per togliere residue.

Infine un operatore controlla i getti uno ad uno con il solex che è un calibro ad aria che ha una precisione maggiore rispetto a un classico calibro del tipo “passa/non passa”.

 

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Lo sviluppo tecnico del DELLORTO VHSH 30 ha portato anche all’introduzione di elementi e componenti ulteriori rispetto a quelli presenti nel progetto iniziale.

Tra questi spicca l’emulsionatore nel circuito del minimo, inizialmente non esistente.

Questo componente ha il compito di evitare possibili grippaggi del motore creando depressione nel circuito del minimo in situazioni di picco massimo di depressione (ad esempio in rilascio). 

In questo momento, infatti, [1] i fori di progressione (0,6 mm) e minimo (0,7 mm) che sfociano all’interno del diffusore potrebbero rimanere “tappati”, limitando o azzerando l’erogazione di benzina.

Grazie all’emulsionatore, [2] l’aria è costretta a passare in forellini radiali presenti sullo stesso, creando depressione e tirando su benzina.

 

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Esistono due tipi di emulsionatore per il VHSH 30: Tipo B, seguito da diametro (esempio 35-40-45), e CD1.

Tutti e due svolgono la stessa funzione: arricchiscono la miscela. Ma il secondo è caratterizzato da un tratto forato molto grosso, intorno a 1 mm, e non ha influenza sulla quantità di benzina vista la sezione maggiore rispetto al getto del minimo.

 

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Nella foto si vede il posizionamento dell'emulsionatore sopra il getto del minimio ed i fori di progressione del minimo sul diffusore

 

 

 

 

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Affrontata la zona del diffusore, non ci resta che concentrare l’attenzione sulla vaschetta del carburatore, che ricopre un ruolo fondamentale nel funzionamento del carburatore stesso, ovvero quello di mantenere sempre un determinato livello di benzina al proprio interno.

A proposito di livello: nel VHSH questo è sempre oltre il piano vaschetta ed è condizionato dal peso del galleggiante (o dei galleggianti) e dalla sede ingresso benzina.

Il DELLORTO VHSH 30 viene proposto in due varianti di galleggiante: monoblocco e sdoppiato. Il primo, per esempio solitamente utilizzato da TM Racing in abbinata ai suoi motori, ha un peso di 9 grammi ed è prodotto per estrusione (processo di produzione per deformazione plastica che si applica ai polimeri).

Se da una parte il galleggiante monoblocco è molto più rapido e reattivo nella cessione e nella ritenuta della benzina, uno dei limiti più grandi di questa variante è la sensibilità al beccheggio dovuto alla frenata e all’accelerazione, al rollio e alle sconnessioni dovute ad esempio al passaggio del kart sui cordoli.

Questa variabilità nell’efficacia di funzionamento, soprattutto in ambito offroad e successivamente nel mondo dei kart, ha portato alla nascita dei galleggianti sdoppiati.

In questo caso la vaschetta è dotata di due guide in acciaio inox lungo le quali scorrono due galleggianti separati e indipendenti che non sentono l’influenza del rollio e del beccheggio, proprio perché guidati dai binari stessi. In questo caso, però, la reattività nel rilascio e nella ritenuta della benzina è minore.

 

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Non solo perché lo spillo benzina non è vincolato all’armatura, ma anche perché quest’ultima non ha pesi attaccati e ha un’inerzia minore. 

I galleggianti sdoppiati sono declinati in 3 diversi pesi che vanno naturalmente moltiplicati per due: 3,6 gr (senza segno), 4 gr (puntino verde) e 5,2 gr (puntino rosso). 

Ad esempio, in OTK Kart Group sui Vortex ROK utilizzano quasi tutti galleggianti sdoppiati tranne che per la categoria shifter. Il materiale utilizzato per la produzione dei galleggianti sdoppiati è l’Hostaform, nome commerciale del poliossimetilene. Si tratta di un polimero termoplastico cristallino che offre un’ottima stabilità dimensionale e un’elevata resistenza chimica alle catene aromatiche.

I due semi gusci, realizzati tramite un processo di estrusione del polimero, vengono termosaldati ad ultrasuoni.

Per garantire una perfetta saldatura, i galleggianti vengono successivamente messi in autoclave per controllare con un liquido di contrasto che l’aria non possa trafilare.

La dimensione della sede ingresso benzina, invece, dipende dal tipo di pompa di benzina utilizzata: con o senza ricircolo.

 

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La valvola del gas del carburatore a vaschetta è uno dei componenti che influenza la messa a punto della carburazione.

In particolare l’angolo smussato della valvola determina un differente passaggio di benzina, maggiore o minore, con conseguente differente risposta del motore sulle aperture rapide e sulle parzializzazioni del gas.

Vista l’importanza della valvola, bisogna prestare attenzione alla sua gestione, soprattutto quando svitiamo il coperchio superiore del carburatore lasciandola esposta a possibili urti.

Per salvaguardarla possiamo acquistare la “protezione della valvola del gas Dell’Orto VHSH 30 mm”: si tratta di un cilindro in plastica che si avvita al coperchio del carburatore proteggendo la valvola.

A completare il kit protezione c’è il tappo da montare sul carburatore per evitare l’ingresso di detriti dannosi al suo funzionamento.

 

 

 

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